Hai mai sentito parlare di Streghe?

“Streghe tutte siam noi,
che veloci correndo come vento alla noce n’andiam di Benevento”

Ci sono passioni che con gli anni si rinnovano e si perfezionano. Ci sono tradizioni che nella vita di un paese diventano culti. Ed è dal culto delle passioni e delle tradizioni che nasce il nome “Janare” che va a contraddistinguere la linea di prodotti di alta qualità della Guardiense.
Ma da dove viene il termine “Janare”?
Esistono due teorie. Una mette in luce la connessione con Janua, in latino “porta”;
Entità che insidia il mondo della famiglia, della casa, che cerca di penetrarvi appunto attraverso la porta, accanto alla quale venivano posti appositamente degli oggetti che ne avrebbero dovuto impedire il passaggio.
Un’altra che ci sembra più interessante perché evidenzia meglio il radicamento di questa figura nell’immaginario contadino del nostro territorio, fa risalire il termine Janara a “dianara”, cioè seguace di Diana, l’antica divinità italica che non a caso era la dea federale dei Sanniti, ed era strettamente legata alla luna e agli incantesimi notturni. E’ proprio l’intima connessione con la potenza lunare, che può essere fausta o nefasta, a dare questa colorazione ambigua alla dea e alle sue successive incarnazioni.
I raduni notturni delle streghe o janare se si vuole utilizzare la forma dialettale del termine,  erano feste orgiastiche molto simili ai rituali dionisiaci dove il vino era sempre presente e svolgeva un ruolo non certamente secondario.
Perché, se è vero che le vivande dei banchetti stregheschi erano insipide (essendo il sale notoriamente aborrito da queste creature), non dovevano essere affatto male le bevande e lo conferma una testimonianza cinquecentesca ove si legge che durante tali convivi venivano bevute certe malvasie “che facevano vergogna a lo nectare de Jove”. E del resto anche il legame con la luna avvicina fortemente il mondo della janare a quello del vino. Anche la luna infatti ha una grande influenza sul vino, in molte fasi della sua vita.
7 Grandi Vini
I prodotti che fanno parte della linea “Janare” provengono da selezioni molto caratterizzate, tendenti a valorizzare in particolar modo due vitigni autoctoni di grande pregio e straordinarie potenzialità: l’Aglianico e la Falangina.
La linea è costituita da una serie di sette etichette: “Senete”, proveniente da Falanghina affinata in acciaio; “Lucchero”, un Aglianico dell’ultima vendemmia; “Cantari”, un Aglianico riserva affinato in barrique; “Colle di Tilio”, un Fiano affinato in acciaio e poi in bottiglia; “Pietralata”, un Greco affinato in acciaio e dulcis in fundo il “Cantone”, un Piedirosso affinato in legno per 12 mesi.
Ciascuna di queste etichette fa riferimento ad una località, ad un particolare ambiente, ad uno specifico “terroir”, dove quel certo vitigno è in grado di esprimersi al meglio, in relazione ai risultati che si desidera  ottenere in fatto di caratteri tipologici.
Sono il frutto di un puntuale intervento di “zonazione”, da cui non si può prescindere se si intende percorrere un cammino che mira sempre più al miglioramento della qualità dei prodotti e che in prospettiva risulterà sempre più decisivo, insieme ovviamente alle tante misure migliorative che hanno investito tutta la filiera produttiva di questa specifica linea: dall’abbassamento drastico delle rese al perfezionamento delle tecniche di cantina, per finire con l’elegante confezione del vino e la sua mirata commercializzazione, momenti oggi altrettanto importanti per il successo di un prodotto.

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